sabato 2 febbraio 2013

INTERVIEW #005, FLASHMOB




Spesso la musica è composta da una grande varietà di storie e vicende che si intrecciano, la maggior parte delle volte senza un filo logico apparente. Chiamiamolo karma, destino, casualità, fato, come vi pare. Poi, con questi presupposti, va a finire che nascono delle vere e proprie favole metropolitane; quella che vado a raccontarvi oggi vanta dei protagonisti un po’ “oriundi” se mi passate il termine, un po’ “citoyens du monde”: uno con entrambi i genitori francesi, trapiantato a Cassino, nel cuore del Frusinate, l’ altro milanese d.o.c. ma con la mamma di Liverpool. Ma andiamo con ordine. Ferrara, venticinque Gennaio. Una di quelle sere fredde che però portano con sé qualcosa di particolare: un sapore, un’ idea, una sensazione. Insomma, l’ aria vibra carica di quel nonsochè tipico delle grandi occasioni. Suono Club ovviamente, da bravo habituè, perché il venerdì sera a Gualdo ormai è diventato cosa sacra. Dentro i soliti visi familiari, dall’ ingresso alla consolle, che ogni volta mi sembra di essere a casa: non sono molti i club che trasmettono questo tipo di sensazione. Nel privè i Sedma Love Brigade stanno mettendo a ferro e fuoco il mixer, in un crescendo di sapori house e disco, con quel gusto singolare che contraddistingue ogni loro set. Insomma, bravi loro, proprio non ce la si fa ad ascoltarli e a starsene fermi. Dall’ altra parte il buon Memoryman a.k.a. Uovo, che come al solito è sinonimo di qualità, fa sfrecciare le mani sui timecode, senza poi perdere l’ occasione di suonare anche qualche estratto dal suo prossimo EP in uscita su “Oh…Cristo!”. Come il vino buono, decisamente. E poi, un po’ in sordina a dire il vero, si affacciano alla consolle i tanto attesi ospiti, questi Flashmob che, con il loro anglofono nome d’ arte sembrerebbero tutto meno che italiani. E invece lo sono eccome, ad essere esterofilo, o per meglio dire universale, è il loro background musicale: forse perché entrambi cresciuti, almeno professionalmente parlando, con sonorità molto variegate ma ben lontane dalla monotonia. Chicago, Detroit, Berlino, Londra, Danny e Ale sembrano portarsele dentro: prova ne è il loro meraviglioso set al Black.Box, che, rubando le parole ad un caro amico, posso definire solamente una vera e propria “celebrazione della musica”. I ragazzi non si risparmiano in nulla e, coinvolti anche dal gioioso e rilassato clima di festa che ormai si è venuto a creare nel dancefloor, sfoderano le loro carte migliori: oltre ad alcuni loro dischi, fra cui “Pieces” (in prossima uscita su Defected), suonano Julio Bashmore, Chic, Julien Sandre, Jamiroquai, e chi più ne ha più ne metta; intelligentissima poi la scelta di mandare in play l’ edit di Dimitri From Paris di “I Wanna Be Your Lover”, l’ ormai leggendario disco di Prince: davvero l’ essenza stessa del party. Potrò sembrare ripetitivo, ma secondo il mio giudizio la serata ha incarnato alla perfezione la definizione di “clubbing”: no timpani distrutti causa playlist eccessivamente spinte, zero problematiche, spazio per ballare quanto basta. Insomma, tutto questo fino alle quattro e trenta del mattino, fino a quando non si sono accese le luci e gli ultimi fedelissimi hanno imboccato la strada verso l’ uscita, con addosso quell’ agrodolce malinconia che solo le grandi serate ti sanno lasciare.

Tuttavia, io e i miei colleghi di Deep’n Boogie Ale e Coca, da bravi reduci, siamo rimasti al Suono ancora per un po’, per fare quattro chiacchere con i Flashmob, che senza pensarci due volte ci hanno gentilmente concesso una breve intervista: questo è quello che ne è uscito, buona lettura!

Ciao Danny, ciao Ale, ciao Flashmob insomma! Benvenuti su Deep ‘n Boogie!
D & A: Ciao a te Ale, è un piacere per noi essere qui!

Allora, le prime impressioni del Black.Box? Cosa vi aspettavate prima di questa serata?
A: Il locale e la serata in senso stretto mi hanno davvero colpito, venire a suonare in un posto in cui il pubblico risponde così positivamente e con così grande energia è sempre una grande soddisfazione. Mi avevano già parlato del Black.Box, e me lo avevano descritto come “una scatola nera con dentro una manica di pazzi”. Previsione azzeccata in pieno! *ride*

Rientrate da Leeds, dal Mint per la precisione, dove qualche mese fa avete testato le sonorità di “Hot”, poi finita immediatamente in Top 10 Beatport: che differenze avete notato tra l’ utenza dei locali inglesi e il pubblico italiano?
A: A questo punto ti risponderò in maniera molto diplomatica e politicamente corretta, senza dire quello che penso davvero! *ride* Scherzi a parte, sostanzialmente quello che muove il pubblico italiano è diverso da ciò che anima quello inglese, ma non voglio dilungarmi in questioni troppo “spinose”. Comunque sia, Italia e Inghilterra hanno esigenze musicali differenti; poco fa tu citavi il Mint, che in quanto a “mentalità” è molto simile al Black.Box, a partire dalla clientela, che si compone principalmente di universitari alle prese con gli ultimi anni di corso (tra i venti e i venticinque anni): informatissimi sulla musica, dal momento che Leeds è una città in cui il fermento musicale è vivissimo, e interessati ad un genere e a delle sonorità piuttosto diverse da quelle che in genere soddisfano il pubblico italiano; questo perché gli inglesini nascono con delle proposte, musicali appunto, lontane da quelle a cui siamo abituati in Italia e assai differenti fra loro, dalle quali sono profondamente influenzati e indirizzati verso vie più “sperimentali”.

Facciamo un salto indietro nel tempo di qualche mese, release di “Need In Me”: innanzitutto com’è nata l’ idea di inserire proprio quel vocal su quel tipo di strumentale? E in secondo luogo, vi aspettavate una quantità così spropositata di feedback positivi?
D & A: Il disco è uscito il 7 Maggio su Defected,e ad essere sinceri l’ idea di inserire quella determinata voce sulla bassline è nata totalmente per caso, tant’ è vero che “Need In Me” è rimasta sul nostro hard disk per svariati mesi, anche perché Danny non era molto d’ accordo sulla release. Questo perché dopo anni passati a lavorare ad un altro progetto avevamo deciso di ricominciare tutto da zero sotto lo pseudonimo di Flashmob, e di ripartire con un sound ben preciso, intenzionati a seguire una direzione specifica sia nei dj set che nelle produzioni. Poi abbiamo registrato “Need In Me”, che sicuramente fa, ad ogni modo, parte di questo sound, ma allo stesso incorpora proprio quelle sonorità un po’ più “british” di cui parlavamo poco fa. Tuttavia non ci aspettavamo che il nostro disco sarebbe stato suonato contemporaneamente da Kerri Chandler al Pandemonium di Ibiza e da Pete Tong al Pacha, tanto per fare qualche esempio. Altrimenti l’ avremmo fatto uscire parecchio tempo prima! *ridono*.

So che c’è una storia particolare dietro alla vostra uscita su Defected: vi va di fare un po’ di luce sulla vicenda?
A: Molto brevemente, qualche tempo prima della release, io e Danny non avevamo ancora raggiunto un accordo, come stavamo dicendo poco fa: io volevo proporre il disco alla label, lui non era del tutto convinto. Così per una volta ho deciso di azzardare facendo di testa mia, inviando il materiale a Defected senza che il mio socio lo sapesse. Dopo tre settimane, un po’ sfiduciato a dire il vero, visto che l’ etichetta non aveva ancora dato segni di un eventuale gradimento, sono partito per la montagna con mia moglie Alessandra. Ero in una baita con lei quando, praticamente dal nulla, mi sono arrivati via mail i feedback e i contratti della label, che voleva produrre il nostro disco. Inutile dire che la cosa mi ha completamente spiazzato in senso positivo. Da quel momento in poi, dopo essere già stati legati in occasione seconda uscita di “Brick House” su ITH (In The House, etichetta affiliata), ci siamo associati a doppio filo a Defected, che, colgo l’ occasione per sottolinearlo, ha sempre dimostrato nei nostri confronti la massima serietà e professionalità.

In diverse vostre tracce, come appunto “Need In Me” ma anche “Hot” e “Sometimes” (di quest’ ultima ho apprezzato moltissimo il freedownload sulla vostra pagina Souncloud) avete utilizzato il Roland TB 909, una drum machine prodotta negli anni ottanta e utilizzata anche da mostri sacri come Jeff Mills, Daft Punk, Radiohead e Moby: a cosa è dovuta la decisione di riportare “in auge” questo strumento così particolare? E invece, cosa vi ha spinto ad utilizzare il Roland TB 303 nella realizzazione della bassline di “Pieces”?

D & A: Fondamentalmente siamo stati mossi da un amore profondo nei confronti del Roland 909. L’ approccio diretto con questo tipo di hardware dà sempre grande soddisfazione, trasmette la sensazione di fare musica “con le proprie mani”, senza affidarsi esclusivamente ad un software computerizzato. Per quando riguarda invece il Roland 303 (sintetizzatore di basso), la decisione è stata dettata sia dalla volontà di realizzare qualcosa di nuovo, virando su sonorità leggermente più “acid house”, sia dal desiderio di dimostrare al nostro pubblico che siamo in grado di fare anche altro, spaziando ampiamente fra vari generi all’ interno delle nostre produzioni. Semplicemente, in entrambi i casi abbiamo voluto prendere un “angolino” di old school e inserirlo in una serie di tracce interpretate secondo la nostra personale chiave di lettura. Per quanto riguarda “Pieces”, abbiamo poi deciso di implementare nel brano un vocal particolare, cantato da Laila Walker (backing vocalist nel la “crew” di Beverley Knight, cantante inglese che ha fatto da spalla a Jamiroquai nel suo tour svoltosi all’ inizio degli anni duemila), che ci è sembrato intonarsi alla perfezione all’ identità della traccia. O per meglio dire, delle tracce, visto che quello che uscirà su Defected il prossimo diciotto Febbraio è un EP composto da due pezzi, “Pieces ft. Laila Walker (Panorama Mix)” e “Pieces ft. Laila Walker (Garage Mix)”. Sicuramente possiamo dirti che quando “mandiamo fuori” un disco è perchè crediamo nelle sue potenzialità, e in questo siamo stati ripagati vedendo il singolo al numero 5 della Buzz Chart senza che sia ancora stato rilasciato, davvero una grande soddisfazione. Per il resto le conclusioni le lasciamo al nostro pubblico!

Non molto tempo fa leggevo su Soundwall un’ intervista a Barem, un giovane dj argentino cresciuto a pane e Minus, nella quale veniva riportata una dichiarazione simile: “Non importa che si utilizzi un supporto analogico o digitale, l’ importante è fare della buona musica”. Voi siete pro digitale o siete convinti che l’ analogico abbia ancora molte frecce al proprio arco?

D: Sicuramente il digitale ha un sacco di vantaggi, uno su tutti il “total recall”, cioè la possibilità di ripescare a piacimento dal proprio pc o dal proprio hard disk progetti anche datati, senza nessun limite. D’ altro canto, lavorando con l’ analogico (che può anche essere Virtual Analog, se si parla di synth) non si ha il vantaggio della “memoria a lungo termine”: cioè, ad ogni utilizzo probabilmente non si otterrà mai un risultato uguale al precedente; tuttavia l’ hardware ha il grande pregio di garantire un approccio molto più fisico, molto più diretto e concreto , ed è proprio per questo che preferisco questa metodologia di lavoro: quando entri in studio è tutto lì che ti aspetta.

Ho saputo da fonti attendibili che avete in cantiere un paio di chicche per questo inizio 2013: C’entrano qualcosa le parole “compilation” e “Miami”?

D & A: Beccàti! Si, presto mixeremo una delle tre compilation del cd ufficiale di Defected Miami, nella quale sarà incluso anche il remix di “Ninety Five” dei nostri amici Dirty Channels (mitici!), che, nonostante sia ancora unreleased, ha ricevuto degli apprezzamenti di un certo livello da artisti come Jamie Jones, Droog, Maceo Plex e altri ancora. La traccia non è ancora stata rilasciata per una serie di motivi che non stiamo qui a snocciolare, altrimenti rischieremmo di annoiare tutti: basti sapere che al momento dell’ uscita del cd Defected sarà out in digitale anche il singolo, per la gioia di tutti coloro che apprezzano il genere.

Ultimissima domanda, che ormai per me è diventata una sorta di rito: i 5 dischi che portereste sempre con voi, quelli che vi piacciono di più o ai quali siete particolarmente legati?

D & A:
Chicken Lips – He Not In
Chic – I Want Your Love (Todd Terje Edit)
Kink – Existence
Lil’ Louis – French Kiss
Prince – I Wanna Be Your Lover (Dimitri From Paris Edit)

Visto che ve n’è venuto in mente un altro, sparate!
D & A: *ridono*
Cosmic Kids – Reginald’s Groove

Ok, direi che questa era l’ ultima cartuccia! Grazie mille ragazzi, è stato davvero un piacere avervi qui!

D & A: Grazie a te Ale e grazie anche a Deep ‘n Boogie! A presto, un abbraccio!

In allegato a questa interview abbiamo deciso di inserire, di comune accordo con i Flashmob, una (non troppo) breve preview di “Pieces”. Il brano, parte di un EP in uscita su Defected il prossimo 18 Febbraio, incarna le sfumature più “acid” della scena house/elettronica attuale, e si presenta in due diversi mix, il “Garage Mix” e il “Panorama Mix”, entrambi supportati dalla voce di Laila Walker, che con quel suo squisito accento inglese aggiunge ulteriore sapore alla traccia. È quasi superfluo sottolineare ancora una volta che entrambe le versioni hanno ricevuto feedback incredibili da artisti di caratura mondiale, come Tiefschwarz, Robert Owens, Dj T. e molti altri. Noi abbiamo optato per il “Garage Mix”, buon ascolto!



Scritto e realizzato da Alessandro Godardi

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