Spesso la musica è composta da una
grande varietà di storie e vicende che si intrecciano, la maggior
parte delle volte senza un filo logico apparente. Chiamiamolo karma,
destino, casualità, fato, come vi pare. Poi, con questi presupposti,
va a finire che nascono delle vere e proprie favole metropolitane;
quella che vado a raccontarvi oggi vanta dei protagonisti un po’
“oriundi” se mi passate il termine, un po’ “citoyens du
monde”: uno con entrambi i genitori francesi, trapiantato a
Cassino, nel cuore del Frusinate, l’ altro milanese d.o.c. ma con
la mamma di Liverpool. Ma andiamo con ordine. Ferrara, venticinque
Gennaio. Una di quelle sere fredde che però portano con sé qualcosa
di particolare: un sapore, un’ idea, una sensazione. Insomma, l’
aria vibra carica di quel nonsochè tipico delle grandi occasioni.
Suono Club ovviamente, da bravo habituè, perché il venerdì sera a
Gualdo ormai è diventato cosa sacra. Dentro i soliti visi familiari,
dall’ ingresso alla consolle, che ogni volta mi sembra di essere a
casa: non sono molti i club che trasmettono questo tipo di
sensazione. Nel privè i Sedma Love Brigade stanno mettendo a ferro e
fuoco il mixer, in un crescendo di sapori house e disco, con quel
gusto singolare che contraddistingue ogni loro set. Insomma, bravi
loro, proprio non ce la si fa ad ascoltarli e a starsene fermi. Dall’
altra parte il buon Memoryman a.k.a. Uovo, che come al solito è
sinonimo di qualità, fa sfrecciare le mani sui timecode, senza poi
perdere l’ occasione di suonare anche qualche estratto dal suo
prossimo EP in uscita su “Oh…Cristo!”. Come il vino buono,
decisamente. E poi, un po’ in sordina a dire il vero, si affacciano
alla consolle i tanto attesi ospiti, questi Flashmob che, con il loro
anglofono nome d’ arte sembrerebbero tutto meno che italiani. E
invece lo sono eccome, ad essere esterofilo, o per meglio dire
universale, è il loro background musicale: forse perché entrambi
cresciuti, almeno professionalmente parlando, con sonorità molto
variegate ma ben lontane dalla monotonia. Chicago, Detroit, Berlino,
Londra, Danny e Ale sembrano portarsele dentro: prova ne è il loro
meraviglioso set al Black.Box, che, rubando le parole ad un caro
amico, posso definire solamente una vera e propria “celebrazione
della musica”. I ragazzi non si risparmiano in nulla e, coinvolti
anche dal gioioso e rilassato clima di festa che ormai si è venuto a
creare nel dancefloor, sfoderano le loro carte migliori: oltre ad
alcuni loro dischi, fra cui “Pieces” (in prossima uscita su
Defected), suonano Julio Bashmore, Chic, Julien Sandre, Jamiroquai, e
chi più ne ha più ne metta; intelligentissima poi la scelta di
mandare in play l’ edit di Dimitri From Paris di “I Wanna Be Your
Lover”, l’ ormai leggendario disco di Prince: davvero l’
essenza stessa del party. Potrò sembrare ripetitivo, ma secondo il
mio giudizio la serata ha incarnato alla perfezione la definizione di
“clubbing”: no timpani distrutti causa playlist eccessivamente
spinte, zero problematiche, spazio per ballare quanto basta. Insomma,
tutto questo fino alle quattro e trenta del mattino, fino a quando
non si sono accese le luci e gli ultimi fedelissimi hanno imboccato
la strada verso l’ uscita, con addosso quell’ agrodolce
malinconia che solo le grandi serate ti sanno lasciare.
Tuttavia, io
e i miei colleghi di Deep’n Boogie Ale e Coca, da bravi reduci, siamo rimasti
al Suono ancora per un po’, per fare quattro chiacchere con i
Flashmob, che senza pensarci due volte ci hanno gentilmente concesso
una breve intervista: questo è quello che ne è uscito, buona
lettura!
Ciao Danny, ciao Ale, ciao Flashmob
insomma! Benvenuti su Deep ‘n Boogie!
D & A: Ciao a te Ale, è un piacere
per noi essere qui!
Allora, le prime impressioni del
Black.Box? Cosa vi aspettavate prima di questa serata?
A: Il locale e la serata in senso
stretto mi hanno davvero colpito, venire a suonare in un posto in cui
il pubblico risponde così positivamente e con così grande energia è
sempre una grande soddisfazione. Mi avevano già parlato del
Black.Box, e me lo avevano descritto come “una scatola nera con
dentro una manica di pazzi”. Previsione azzeccata in pieno! *ride*
Rientrate da Leeds, dal Mint per la
precisione, dove qualche mese fa avete testato le sonorità di “Hot”,
poi finita immediatamente in Top 10 Beatport: che differenze avete
notato tra l’ utenza dei locali inglesi e il pubblico italiano?
A: A questo punto ti risponderò in
maniera molto diplomatica e politicamente corretta, senza dire quello
che penso davvero! *ride* Scherzi a parte, sostanzialmente quello che
muove il pubblico italiano è diverso da ciò che anima quello
inglese, ma non voglio dilungarmi in questioni troppo “spinose”.
Comunque sia, Italia e Inghilterra hanno esigenze musicali
differenti; poco fa tu citavi il Mint, che in quanto a “mentalità”
è molto simile al Black.Box, a partire dalla clientela, che si
compone principalmente di universitari alle prese con gli ultimi anni
di corso (tra i venti e i venticinque anni): informatissimi sulla
musica, dal momento che Leeds è una città in cui il fermento
musicale è vivissimo, e interessati ad un genere e a delle sonorità
piuttosto diverse da quelle che in genere soddisfano il pubblico
italiano; questo perché gli inglesini nascono con delle proposte,
musicali appunto, lontane da quelle a cui siamo abituati in Italia e
assai differenti fra loro, dalle quali sono profondamente influenzati
e indirizzati verso vie più “sperimentali”.
Facciamo un salto indietro nel tempo
di qualche mese, release di “Need In Me”: innanzitutto com’è
nata l’ idea di inserire proprio quel vocal su quel tipo di
strumentale? E in secondo luogo, vi aspettavate una quantità così
spropositata di feedback positivi?
D & A: Il disco è uscito il 7
Maggio su Defected,e ad essere sinceri l’ idea di inserire quella
determinata voce sulla bassline è nata totalmente per caso, tant’
è vero che “Need In Me” è rimasta sul nostro hard disk per
svariati mesi, anche perché Danny non era molto d’ accordo sulla
release. Questo perché dopo anni passati a lavorare ad un altro
progetto avevamo deciso di ricominciare tutto da zero sotto lo
pseudonimo di Flashmob, e di ripartire con un sound ben preciso,
intenzionati a seguire una direzione specifica sia nei dj set che
nelle produzioni. Poi abbiamo registrato “Need In Me”, che
sicuramente fa, ad ogni modo, parte di questo sound, ma allo stesso
incorpora proprio quelle sonorità un po’ più “british” di cui
parlavamo poco fa. Tuttavia non ci aspettavamo che il nostro disco
sarebbe stato suonato contemporaneamente da Kerri Chandler al
Pandemonium di Ibiza e da Pete Tong al Pacha, tanto per fare qualche
esempio. Altrimenti l’ avremmo fatto uscire parecchio tempo prima!
*ridono*.
So che c’è una storia particolare
dietro alla vostra uscita su Defected: vi va di fare un po’ di luce
sulla vicenda?
A: Molto brevemente, qualche tempo
prima della release, io e Danny non avevamo ancora raggiunto un
accordo, come stavamo dicendo poco fa: io volevo proporre il disco
alla label, lui non era del tutto convinto. Così per una volta ho
deciso di azzardare facendo di testa mia, inviando il materiale a
Defected senza che il mio socio lo sapesse. Dopo tre settimane, un
po’ sfiduciato a dire il vero, visto che l’ etichetta non aveva
ancora dato segni di un eventuale gradimento, sono partito per la
montagna con mia moglie Alessandra. Ero in una baita con lei quando,
praticamente dal nulla, mi sono arrivati via mail i feedback e i
contratti della label, che voleva produrre il nostro disco. Inutile
dire che la cosa mi ha completamente spiazzato in senso positivo. Da
quel momento in poi, dopo essere già stati legati in occasione
seconda uscita di “Brick House” su ITH (In The House, etichetta
affiliata), ci siamo associati a doppio filo a Defected, che, colgo
l’ occasione per sottolinearlo, ha sempre dimostrato nei nostri
confronti la massima serietà e professionalità.
In diverse vostre tracce, come
appunto “Need In Me” ma anche “Hot” e “Sometimes” (di
quest’ ultima ho apprezzato moltissimo il freedownload sulla vostra
pagina Souncloud) avete utilizzato il Roland TB 909, una drum machine
prodotta negli anni ottanta e utilizzata anche da mostri sacri come
Jeff Mills, Daft Punk, Radiohead e Moby: a cosa è dovuta la
decisione di riportare “in auge” questo strumento così
particolare? E invece, cosa vi ha spinto ad utilizzare il Roland TB
303 nella realizzazione della bassline di “Pieces”?
D & A: Fondamentalmente siamo stati
mossi da un amore profondo nei confronti del Roland 909. L’
approccio diretto con questo tipo di hardware dà sempre grande
soddisfazione, trasmette la sensazione di fare musica “con le
proprie mani”, senza affidarsi esclusivamente ad un software
computerizzato. Per quando riguarda invece il Roland 303
(sintetizzatore di basso), la decisione è stata dettata sia dalla
volontà di realizzare qualcosa di nuovo, virando su sonorità
leggermente più “acid house”, sia dal desiderio di dimostrare al
nostro pubblico che siamo in grado di fare anche altro, spaziando
ampiamente fra vari generi all’ interno delle nostre produzioni.
Semplicemente, in entrambi i casi abbiamo voluto prendere un
“angolino” di old school e inserirlo in una serie di tracce
interpretate secondo la nostra personale chiave di lettura. Per
quanto riguarda “Pieces”, abbiamo poi deciso di implementare nel
brano un vocal particolare, cantato da Laila Walker (backing vocalist
nel la “crew” di Beverley
Knight, cantante inglese che ha fatto da spalla a
Jamiroquai nel suo tour svoltosi all’ inizio degli anni duemila),
che ci è sembrato intonarsi alla perfezione all’ identità della
traccia. O per meglio dire, delle tracce, visto che quello che uscirà
su Defected il prossimo diciotto Febbraio è un EP composto da due
pezzi, “Pieces ft. Laila Walker (Panorama Mix)”
e “Pieces ft. Laila Walker (Garage Mix)”. Sicuramente
possiamo dirti che quando “mandiamo fuori” un disco è perchè
crediamo nelle sue potenzialità, e in questo siamo stati ripagati
vedendo il singolo al numero 5 della Buzz Chart senza che sia ancora
stato rilasciato, davvero una grande soddisfazione. Per il resto le
conclusioni le lasciamo al nostro pubblico!
Non molto tempo fa leggevo su
Soundwall un’ intervista a Barem, un giovane dj argentino cresciuto
a pane e Minus, nella quale veniva riportata una dichiarazione
simile: “Non importa che si utilizzi un supporto analogico o
digitale, l’ importante è fare della buona musica”. Voi siete
pro digitale o siete convinti che l’ analogico abbia ancora molte
frecce al proprio arco?
D: Sicuramente il digitale ha un sacco
di vantaggi, uno su tutti il “total recall”, cioè la possibilità
di ripescare a piacimento dal proprio pc o dal proprio hard disk
progetti anche datati, senza nessun limite. D’ altro canto,
lavorando con l’ analogico (che può anche essere Virtual Analog,
se si parla di synth) non si ha il vantaggio della “memoria a lungo
termine”: cioè, ad ogni utilizzo probabilmente non si otterrà mai
un risultato uguale al precedente; tuttavia l’ hardware ha il
grande pregio di garantire un approccio molto più fisico, molto più
diretto e concreto , ed è proprio per questo che preferisco questa
metodologia di lavoro: quando entri in studio è tutto lì che ti
aspetta.
Ho saputo da fonti attendibili che
avete in cantiere un paio di chicche per questo inizio 2013:
C’entrano qualcosa le parole “compilation” e “Miami”?
D & A: Beccàti! Si, presto
mixeremo una delle tre compilation del cd ufficiale di Defected
Miami, nella quale sarà incluso anche il remix di “Ninety Five”
dei nostri amici Dirty Channels (mitici!), che, nonostante sia ancora
unreleased, ha ricevuto degli apprezzamenti di un certo livello da
artisti come Jamie Jones, Droog, Maceo Plex e altri ancora. La
traccia non è ancora stata rilasciata per una serie di motivi che
non stiamo qui a snocciolare, altrimenti rischieremmo di annoiare
tutti: basti sapere che al momento dell’ uscita del cd Defected
sarà out in digitale anche il singolo, per la gioia di tutti coloro
che apprezzano il genere.
Ultimissima domanda, che ormai per
me è diventata una sorta di rito: i 5 dischi che portereste sempre
con voi, quelli che vi piacciono di più o ai quali siete
particolarmente legati?
D & A:
Chicken Lips – He
Not In
Chic – I Want Your
Love (Todd Terje Edit)
Kink – Existence
Lil’ Louis –
French Kiss
Prince – I Wanna
Be Your Lover (Dimitri From Paris Edit)
Visto che ve n’è venuto in mente
un altro, sparate!
D & A: *ridono*
Cosmic Kids – Reginald’s Groove
Ok, direi che questa era l’ ultima
cartuccia! Grazie mille ragazzi, è stato davvero un piacere avervi
qui!
D & A: Grazie a te Ale e grazie
anche a Deep ‘n Boogie! A presto, un abbraccio!
In allegato a questa interview abbiamo
deciso di inserire, di comune accordo con i Flashmob, una (non
troppo) breve preview di “Pieces”. Il brano, parte di un EP in
uscita su Defected il prossimo 18 Febbraio, incarna le sfumature più
“acid” della scena house/elettronica attuale, e si presenta in
due diversi mix, il “Garage Mix” e il “Panorama Mix”,
entrambi supportati dalla voce di Laila Walker, che con quel suo
squisito accento inglese aggiunge ulteriore sapore alla traccia. È
quasi superfluo sottolineare ancora una volta che entrambe le
versioni hanno ricevuto feedback incredibili da artisti di caratura
mondiale, come Tiefschwarz, Robert Owens, Dj T. e molti altri. Noi
abbiamo optato per il “Garage Mix”, buon ascolto!
Scritto e realizzato da Alessandro Godardi
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